Nel relazionarmi con altri stomizzati mi premuro sempre di ridimensionare i problemi e laddove possibile offrire soluzioni ai piccoli disagi quotidiani ma davanti alle autorità tale approccio è assolutamente controproducente e spesso inutilmente lesivo.
Subito dopo l’intervento, dopo una trafila burocratica interminabile (nel corso della quale ho dovuto persino far ricorso ad un avvocato), mi è stata alla fine riconosciuta una percentuale di invalidità del 100% revedibile dopo 5.
Ci sono voluti 2 anni per ottenere questo risultato e perciò dopo altri 3 anni ho dovuto ricominciare da capo con documenti, visite, domande e quant'altro. Stavolta però l’esito della visita mi ha dichiara invalida solo al 70%. A quanto pare, tolto davanti il tumore, per loro è rimasto solo il sacchetto. Già “solo il sacchetto!
Da un punto vista pratico, forse le difficoltà che affrontiamo nella vita quotidiana non sono equiparabili neanche lontanamente a quelle di un cieco o un paraplegico. Ma ho un sacchetto e non posso liberarmene e questo comporta delle difficoltà oggettive; che poi io le affronti, le gestisca e talvolta le superi è un fatto assolutamente personale ed evidentemente soggettivo che tra l’altro è stato possibile grazie ad un aiuto psicologico che ho pagato di tasca mia.
Quindi, è stato per me inconcepibile ricevere la percentuale del 70% soprattutto a fronte del fatto che sono stata guardata appena da medici che forse neanche sanno cosa vuol dire essere stomizzata.
Loro guardano le cosiddette “carte” e poco importa se in quelle scartoffie c’è scritto che sei giovane, disoccupata, stomizzata e con una stenosi in corso. Si affidano alle tabelle ministeriali e quelle parlano chiaro: in presenza di una stomia la percentuale di invalidità riconoscibile è del 70%.
Molte associazioni si stanno muovendo affinchè tale percentuale sia alzata ad un livello congruo alle nostre problematiche ma fino ad allora dovremo muoverci da soli alla bene e meglio, per evitare che i nostri diritti siano lesi. Io dal canto mio ho inoltrato una richiesta di visita per aggravamento e anche se l’esito è stato il medesimo, stavolta ho quanto meno avuto modo di confrontarmi in maniera diretta e costruttiva con i medici della commissione. Il concetto chiave che è emerso da questo confronto è rimasto lo stesso “servono le carte” ma nel nostro caso c’è un documento che più di altri può essere utile a superare la soglia del 70%; si tratta dell’esito di una visita psico-neurologica.
La problematica della stomia è per lo più legata all’approccio psicologico con cui si affronta questa nuova condizione e purtroppo non basta che raccontiamo a quei medici la fatica che si fa a lanciarsi in attività, quotidiane o nuove: loro hanno le mani legate.
Allora, io farò domanda per un’ulteriore visita di aggravemento presentando il Certificato Medico dello specialista, una Relazione sociale (che si può richiedere ad un’assistente sociale presente nei centri gratuiti che offrono assistenza ai disabili) e per finire una Relazione psico-neurologica (che si può fare presso le asl con una semplice impegnativa del medico curante). Vi farò sapere come va a finire.
Nel frattempo, non lasciate che gli altri decidano per voi cosa vuol dire essere stomizzato ma impegnatevi per far sentire la vostra voce.
Ci sono voluti 2 anni per ottenere questo risultato e perciò dopo altri 3 anni ho dovuto ricominciare da capo con documenti, visite, domande e quant'altro. Stavolta però l’esito della visita mi ha dichiara invalida solo al 70%. A quanto pare, tolto davanti il tumore, per loro è rimasto solo il sacchetto. Già “solo il sacchetto!
Da un punto vista pratico, forse le difficoltà che affrontiamo nella vita quotidiana non sono equiparabili neanche lontanamente a quelle di un cieco o un paraplegico. Ma ho un sacchetto e non posso liberarmene e questo comporta delle difficoltà oggettive; che poi io le affronti, le gestisca e talvolta le superi è un fatto assolutamente personale ed evidentemente soggettivo che tra l’altro è stato possibile grazie ad un aiuto psicologico che ho pagato di tasca mia.
Quindi, è stato per me inconcepibile ricevere la percentuale del 70% soprattutto a fronte del fatto che sono stata guardata appena da medici che forse neanche sanno cosa vuol dire essere stomizzata.
Loro guardano le cosiddette “carte” e poco importa se in quelle scartoffie c’è scritto che sei giovane, disoccupata, stomizzata e con una stenosi in corso. Si affidano alle tabelle ministeriali e quelle parlano chiaro: in presenza di una stomia la percentuale di invalidità riconoscibile è del 70%.
Molte associazioni si stanno muovendo affinchè tale percentuale sia alzata ad un livello congruo alle nostre problematiche ma fino ad allora dovremo muoverci da soli alla bene e meglio, per evitare che i nostri diritti siano lesi. Io dal canto mio ho inoltrato una richiesta di visita per aggravamento e anche se l’esito è stato il medesimo, stavolta ho quanto meno avuto modo di confrontarmi in maniera diretta e costruttiva con i medici della commissione. Il concetto chiave che è emerso da questo confronto è rimasto lo stesso “servono le carte” ma nel nostro caso c’è un documento che più di altri può essere utile a superare la soglia del 70%; si tratta dell’esito di una visita psico-neurologica.
La problematica della stomia è per lo più legata all’approccio psicologico con cui si affronta questa nuova condizione e purtroppo non basta che raccontiamo a quei medici la fatica che si fa a lanciarsi in attività, quotidiane o nuove: loro hanno le mani legate.
Allora, io farò domanda per un’ulteriore visita di aggravemento presentando il Certificato Medico dello specialista, una Relazione sociale (che si può richiedere ad un’assistente sociale presente nei centri gratuiti che offrono assistenza ai disabili) e per finire una Relazione psico-neurologica (che si può fare presso le asl con una semplice impegnativa del medico curante). Vi farò sapere come va a finire.
Nel frattempo, non lasciate che gli altri decidano per voi cosa vuol dire essere stomizzato ma impegnatevi per far sentire la vostra voce.