Nei primi due anni della mia nuova vita da stomizzata vivevo di mancanze senza consapevolezza alcuna. Quello che non andava, lo facevo andare comunque e quello che mi faceva stare male era vissuto come una condizione immutabile. L’università è stata uno stimolo fondamentale per me ma la vita sociale trovava spazio e sfogo solo attraverso un computer. Disincantata dalla vita e ferita nei sentimenti, interagivo solo a distanza, nella convinzione assoluta che niente sarebbe passato attraverso quel monitor. Poi un giorno arriva lui. La paura di lasciarmi andare insieme a 1336 km di distanza sembravano il connubio perfetto per non rischiare troppo. Parlarci era un passatempo innocuo all’inizio ma nel giro di 1 mese divenne un bisogno quasi fisiologico, equiparabile solo al dissetarsi e al nutrirsi. “Prendiamola easy” dicevamo, sì “easy” ma di facile in quel rapporto virtuale cominciava ad esserci ben poco ed io mi portavo appresso un segreto che diventava sempre più difficile da confessare. Come spiegare ad un ragazzo di 27 anni tutto quello che c’era dietro al mio sorriso e nascosto sotto i miei vestiti? Cos’è una stomia? Cosa vuol dire viverci o conviverci? Temevo le domande o forse ancor di più che potessero non essercene. Così gli scrissi una e-mail nella quale raccontavo il mio trascorso e attraverso immagini, link e argomentazioni varie gli mostravo la realtà di una stomizzata. Liberandomi di un peso, mi scoprii innamorata e da quel momento fu davvero tutto facile tra noi.
N.B. Se non sai come spiegare a chi ti sta a cuore la tua condizione di stomizzata/o prova ad usare il mio metodo. Nella sezione accanto trovi un file che potrebbe esserti utile, non a caso si chiama “Dillo così”!
N.B. Se non sai come spiegare a chi ti sta a cuore la tua condizione di stomizzata/o prova ad usare il mio metodo. Nella sezione accanto trovi un file che potrebbe esserti utile, non a caso si chiama “Dillo così”!
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