Eva* diceva che avevo un rapporto ambivalente con la mia stomia, perché ho riconosciuto presto in questo sacchetto scomodo la mia fortuna ma allo stesso tempo l’ho fatto diventare una palizzata con cui divido il mondo. Dentro al mio recinto ci sta chi conosce il mio segreto come la mia famiglia, il mio amore e quell’unico amico a cui ho avuto il coraggio di raccontare tutto. Tutti gli altri rientrano in una categoria non ben definita di “passanti”, come di viaggiatori senza meta che si fermano a scambiare quattro chiacchiere con me mentre io mi trovo nel mio giardino. Non li invito ad accomodarsi perché temo possano essere degli ospiti pericolosi o non idonei a certe accortezze, ma ci chiacchiero e ci condivido le mie giornate come se nulla fosse. Alle volte, questa cosa mi pesa un po’ perché vorrei riservargli la stessa onestà emotiva che io mi auguro sempre che gli altri rivolgano a me, ma poi penso alla mia palizzata e mi rendo conto che in fondo, faccio un favore ad entrambi. Dirlo non dirlo è stato da sempre il mio cruccio più grande e ancora oggi, dopo 6 anni combatto ancora con lo stesso dilemma. Non c’è vergogna alcuna per la mia condizione ma un riserbo che mi sembra dovuto, forse un po’ imposto dalla paura di essere “salvaguardata” mentre io per me stessa non voglio sconti né riguardi. Non voglio essere quello che c’è intorno al sacchetto ma voglio essere semplicemente io; così, come si vede… da quello che si vede!
*La mia psicologa
*La mia psicologa
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