domenica 9 ottobre 2011

Il Tappeto


Ci sono situazioni che si accettano e altre che si rifiutano e poi c’è quello che ho vissuto io. Un periodo indefinito in cui mi bastava che ci fossero persone che mi stessero accanto senza provare fastidio perché io continuassi ad andare avanti. Avevo imparato l’aspetto pratico della mia nuova condizione e nascondevo i miei malumori dietro a pensieri secondari lasciando che la vita facesse il suo corso. Non ero felice ma mi sembrava che quella era la vita a cui ero destinata. In fondo un fidanzato l’avevo ed ero riuscita persino a riprendere gli studi, fissandomi come obiettivo una laurea scelta per passione e non per opportunità. Passarono così 2 anni. Ma si sa che un tappeto sotto cui nascondere la polvere è un palliativo provvisorio perché prima o poi finisce con il diventare anch’esso polvere. E infatti, quel fidanzato tanto amorevole di colpo si trasformò ai miei occhi nella più crudele delle realtà. Essere traditi è un dolore per chiunque ma la sofferenza più grande che quella rottura mi provocò è stata la consapevolezza di essere una persona difficile da amare e non perché stomizzata ma perché incapace di amare se stessa. Per qualche tempo ho riversato su di lui tutte le colpe, tentando di alleviare un fardello che rimaneva comunque sempre troppo pesante. Poi decisi di farmi aiutare. Trascorsi mesi a piangere raccontando ad una sconosciuta tutti i miei dolori finchè, piano piano, non tornai a sorridere e non appena ripresi a farlo mi accorsi che il mondo era pieno di opportunità.


5 commenti:

  1. cara amica, ho letto attentamente quello che hai scritto sulla tua condizone, ne emerge una persona che ha tanta voglia di vivere, di amare di sentirsi circondata da affetto e sopratutto di non essere esclusa.Ecco io ti sollecito a esorcizzare questa ultima condizione; nel mondo reale ci sono persone cattive e persone buone, escludi le prime, sarebbero crudeli con chiunque,ed invece osserva e ricerca le seconde, ce ne sono tante per fortuna! Circondati di persone che sei tu a selezionare, non attendere che siano gli altri a sceglierti; sforzati di far capire a chi ti circonda o ti avvicina che la tua è solo una protesi non peggiore di una gamba o una mano di legno. Ricorda che sei giovane e quindi un equilibrio sociale è tuo dovere trovarlo esci dalla palizzata, sbatti il tappeto e vola verso la vita che già breve,vale la pena di vivere felicemente.
    Alberto

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  2. Grazie Alberto per i tuoi preziosi consigli ne farò tesoro come fossero amuleti magici! Constato solo ora però che da ciò che scrivo emergono molte cose di me talvolta forse un po' distorte. Anche un'altra cara lettrice, in post successivo a questo mi invita ad uscire allo scoperto e mentre tu equipari la stomia ad un arto di legno lei la vede come fossero lenti a contatto. Per me però la stomia è una protesi molto diversa da queste nè peggiore nè migliore ma solo diversa che mi da la possibilità di essere nascosta come un braccio di legno non potrebbe. Vivo molto serenamente la mia vita e di amici ne ho molti: con loro condivido uscite, chiacchiere e divertimento di ogni tipo. L'unica cosa che tengo per me è la stomia.. e questo alle volte mi da la sensazione di tenerli un po’ distanti da me, oltre la palizzata, per l’appunto! Ma sbaglio per questo? Non lo so, so però che adoro il vostro interagire con me e spero che continuerete ad "essermi accanto" così come avete fatto finora. Grazie!

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  3. amica mia, sono lieto di avere sbagliato la lettura, ti sollecito però a non ...tenere per te la stomia....tu dici, a differenza di una gamba di legno non si vede! Si è vero, ma perchè nasconderla ? Perchè evitare ?
    Non è una vergogna essere stomizzati! Ho letto quello che ha scritto flavia e le do ragione; esci totalmente dalla palizzata e vedrai che le persone che ti apprezzano si avvicineranno ancora di piu' . Tra l'altro citi l'esempio della modella che si è fatta fotografare nella sua condizione attuale con molta disinvoltura, in definitiva "la tua palizzata" mi sembra una incongruenza. Con affetto Alberto

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  4. Alberto, il confronto con te e Flavia merita più spazio perciò ho scritto un post pensandovi! Grazie ancora per la partecipazione e i preziosi consigli!

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  5. io...l'ho tenuta nascosta..
    anzi, le ho tenute nascoste x un intero anno, prima la colostomia e dopo l'ileostomia, che avevo ribattezzato Penelope.
    oggi ci sono sono delle cicatrici, che sono curate e coccolate da quando, a febbraio 2011 Penelope è andata via...
    i miei amici più cari sapevano dell'esistenza di Penelope ma solo loro.
    per 365 giorni ho deciso di tener nascosta la mia pancia e ciò che io ero perchè avevo paura di essere rifiutata e di spaventare le persone, io che prima del 10 gennaio 2010 non avevo mai spaventato nessuno (anzi, il mio pancino attirava consensi! piccolo, tonico e con un piercing che avevo fatto il giorno dei miei 18 anni a Londra)e non ero mai stata rifiutata.
    porto le lenti a contatto e, sebbene il mio anno col sacchetto sia stato fuori dal normale (mai un distacco in pubblico, praticamente non so come sono riuscita a controllare Penelope e le sue fuoriuscite, lei che era senza muscolo)
    una stomia non è proprio come cambiarsi le lenti.
    è vero anche che io sono selvaggia nella gestione delle lenti così come lo sono stata in quella di Penelope...non le ho permesso di fermarmi...
    e forse questo è stato il segreto di tutto.
    capisco la palizzata però, e la scelta di farci o non farci entrare questa piuttosto che quell'altra persona.
    ci vuole una grande grande grande sensibilità a comprendere un'ileostomia e può fare molto molto molto male scoprire che tanti non ne possiedono nemmeno un briciolo.
    ecco a cosa serviva la mia palizzata.

    un abbraccio
    Teresa

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